SI, VIAGGIARE...
scrivere, fotografare...
Genio stradale
Bali
Zigzagando lungo strade strette e piene di buchi, che seguono rive di letti di fiumi in secca, ci allontaniamo dalla punta nord-est dell’isola. Incrociamo intere scolaresche di bimbi e ragazzi, la maggior parte ci saluta, invadono la strada nella sua quasi totalità, contrastati solo da qualche capra e qualche motorino. Non ci sono molte auto da queste parti, penso, mentre Satya sfrutta al massimo il claxon per avvisare del pericoloso passaggio della ingombrante Daiatzu Elegant nera e squadrata, il nostro mezzo di trasporto.
Raggiungiamo la strada principale, l’anello che fa il giro dell’isola. Le distanze a Bali non si misurano mai in kilometri ma in ore di percorso, qualcuno mi ha detto recentemente. Oggi ne capisco il vero senso. Percorriamo questo stradone a tratti bello e a tratti meno, ad una velocità elevata nonostante le due carreggiate siano invase da camion, auto, e da centinaia di motorini rumorosi come api in un vespaio, che monopolizzano la strada. Ci si fa spazio a claxon, a finte spinte, a sorpassi azzardati, peli tremendi che c’è da stupirsi non si vedano incidenti per le strade. Ma non ce ne sono, e nessuno si altera o si arrabbia. Su strade senza regole ne linee divisorie o divieti di sosta, gli autisti si sono creati il proprio sistema da seguire.
Laborosi operai stanno rifacendo un tratto di strada lungo 20 kilometri. Non pensiate che questo significhi tirare uno strato di asfalto extra sopra quello esistente con dei macchinari. Eh no. A gruppi di quattro o cinque operai picconano il vecchio tratto di strada due metri alla volta, da una delle due corsie. Poi sbadilano i tranci di vecchio asfalto ai lati della strada, in ordinati mucchietti, per passare al tratto seguente. In seguito passeranno gli addetti all’asfalto. Qui e là stoccano bidoni in lamiera che contengono il materiale caldo fumante. La strada segue in questa maniera, alternando tratti fatti con tratti non fatti, con diversi gruppi di operai che si affaccendano a picconare sotto il sole cocente. Suppongo che dopo la nuova asfaltatura passeranno con dei camion a ritirare l’asfalto vecchio ai lati della strada, ma rimane una supposizione: percorriamo un tratto di almeno 5 kilometri di strada gia rifatta nei due sensi di marcia, ed ai lati gruppi di macerie vicini e periodici fanno oramai parte del disegno generale, modellati secondo un’esigenza architettonica. E chi in prossimità di uno di questi gruppi di macerie ha una casetta e deve immettersi nella carreggiata, deve spalarsi il passaggio da sé. Misteri dell’Asia minore del 21esimo secolo...